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Quando una perizia o expertise non cambia il valore di un’opera


expertise


Oggi non voglio parlarvi di un dipinto in particolare, ma di un tema che, prima o poi, chi lavora nel nostro settore si trova ad affrontare: le perizie che non spostano il valore di un’opera.

Mi spiego, capita spesso di trovarsi davanti a un quadro accompagnato da una perizia firmata da un professore, magari serio, preparato, perfettamente in buona fede, ma che, semplicemente, non è una voce riconosciuta su quell’artista o su quella scuola pittorica. E a quel punto, per quanto il testo possa essere ben scritto, il ragionamento corretto, l’analisi fondata, il mercato resta impassibile.

Nel mondo dell’arte, la perizia è un po’ come una valuta: vale tanto quanto la credibilità di chi la emette. E la verità è che il mercato, molto più della critica, ha una memoria gerarchica inflessibile. Un nome “secondario”, pur rispettabile, non produce lo stesso effetto di una firma centrale nella bibliografia di riferimento. Può sembrare ingiusto, ma è un dato di fatto.

L’opera non cambia, ma cambia la percezione di chi la guarda. Perché non basta dire che un quadro è di mano di un maestro: serve che a dirlo sia chi, su quel maestro, scrive i libri, cura le mostre, tiene in piedi l’archivio o il catalogo ragionato.


Ma il discorso non finisce qui, perché c’è anche l’altro lato della medaglia:


le perizie che funzionano troppo bene.


In certi casi, la perizia non nasce da una reale convinzione critica, ma da una forma di accondiscendenza professionale. Sono casi rari, ma non rarissimi: quando una firma altisonante compare su un’opera che doveva essere confermata, magari per sbloccare una vendita, o per non compromettere un rapporto. È un equilibrio sottile, e di solito nessuno ne parla apertamente. Ma chi lavora in questo mondo lo sa: non tutte le expertise nascono dallo stesso tipo di onestà intellettuale.

Ci sono perizie che dicono la verità, e perizie che dicono ciò che serve in quel momento. E la differenza, spesso, non è nel testo, è nel contesto.

A complicare il quadro, c’è un altro dato di realtà: anche le voci più autorevoli sbagliano. Capita più spesso di quanto si immagini. Perché l’arte non è una scienza esatta e nessuna autorità, per quanto esperta, è infallibile. Ci sono errori di entusiasmo, di memoria visiva, di ricostruzione, e a volte anche di semplice eccesso di fiducia. Un nome grande può convincere il mercato per anni… fino al giorno in cui qualcuno, magari meno noto, ma più lucido, smonta tutto con due righe e una comparazione fotografica.


Per questo, quando valuto un’opera, non mi limito mai a leggere la firma in fondo alla perizia: guardo la carta, ma soprattutto guardo l'opera.

In fondo, una perizia dovrebbe essere un punto di partenza, non un punto d’arrivo. Un documento da leggere, da discutere, da mettere in relazione con altri dati. Non un feticcio. Perché l’occhio, quello allenato, lento, silenzioso,

resta ancora lo strumento più affidabile che abbiamo.

E forse è proprio questo il compito di chi lavora nel nostro mestiere: saper distinguere la perizia che racconta il quadro da quella che lo serve.

 
 
 

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Filippo Parenza
-Old Masters Paintings-

Via valadier 40c/d - 00165 Roma, Italia

Tel: (+39) 3498228485

E-mail: parenzaart@gmail.com

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